mercoledì 19 maggio 2010

Don't be evil

"Don't be evil" è il motto di Sergey Brin e Larry Page, i due fondatori di Google. Gli ex-studenti di Stanford, grazie ad un'oculata gestione della propria immagine, hanno creato un "Gigante Buono", ma già si registrano cause legali di vario genere, sospetti di frode, oscuramento di siti web... L’obiettivo di Google è sempre stato quello di diventare la piattaforma del web più completa e maggiormente personalizzabile, promuovendo una personalizzazione dei servizi, sostenuta da un immenso bacino di informazioni.
L’arma più complessa di Google è la sua strategia di collaborazione-sfruttamento del mondo
Open Source. Lo scopo dell’iniziativa Google Code (marzo 2005) non è quello di promuovere lo sviluppo di applicazioni che utilizzino le proprie API (Application Programming Interface), per cui esiste già un sito dedicato, ma quello di mettere a disposizione di tutti gli sviluppatori Open Source strumenti di pubblica utilità. I 4 progetti inizialmente pubblicati su Google Code nascono attorno a programmi creati dagli stessi sviluppatori della società per velocizzare la creazione, l’ottimizzazione o il debugging del codice. I progetti linkati su Google Code sono ospitati anche su SourceForge.net e sono distribuiti sotto licenza BSD 2.0. Inoltre Google promette fin da subito di mettere a disposizione della comunità Open Source diversi altri software. Non a caso segue un progetto interamente dedicato al reclutamento di sviluppatori Open Source, con la “Summer of Code”, una vera e propria gara con in palio 4500 dollari. Poi è il turno di “Google Earth” e infine, come ogni potenza giunta a rappresentare uno stile di vita, Google presenta il sogno: “moon.google.com”, Google sulla luna!
I movimenti di Google, “pseudo-monopolistici” nei metodi e nelle prospettive, hanno avuto una
immediata ricaduta sulla concorrenza: oggi Google si sta trasformando in un gigante che occupa
tutti gli spazi di mercato, lanciando ininterrottamente nuovi servizi, soffocano le società hi-tech più piccole.
Un’altra pericolosa arma di Google la profilazione dell’utente. Mentre la profilazione esplicita
necessita di un’apposita procedura di registrazione, la profilazione implicita viene realizzata tramite il tracciamento di utenti anonimi nel corso delle loro visite a un sito, tramite indirizzo IP oppure tramite cookies, ovvero biscotti. I cookies sono piccoli file di testo utilizzati dai siti web per immagazzinare alcune informazioni nel computer dell'utente. Nel momento in cui il fruitore ritorna su quei siti, il browser riconsegna le informazioni salvate nel “biscotto”. L'obiettivo è automatizzare alcune operazioni di autenticazione (login), ricordare eventuali operazioni in corso, ma soprattutto associare il visitatore a tutte le informazioni memorizzate nelle sue precedenti visite. Grazie alla combinazione di cookies e filtri aggiuntivi sugli algoritmi è possibile tenere traccia della navigazione di una persona e accumulare informazioni sulla sua “impronta”.
L'attività di Google, insomma, costituisce un pericolo evidente per chiunque abbia minimamente a cuore le tematiche della privacy e, in senso più ampio, della costruzione consapevole del proprio
alter ego digitale. Google detiene informazioni riservate che analizza senza sosta per promuovere una personalizzazione sempre più accurata del cancro pubblicitario. Inoltre spaccia per verità oggettive risposte che sono solamente percorsi soggettivi filtrati dalle sue tecnologie di ricerca. Non dobbiamo cadere nella trappola di una lettura esoterica del fenomeno, stupefatti dalla rapidità nel servire le nostre richieste. Google non è altro che una multinazionale fondata sul marketing d’avanguardia e sulla cooptazione di metodologie di sviluppo cooperativo tipiche dell’Open Source e del Free Software, abbattendo i costi per l'implementazione dei propri servizi e spacciandosi per il sostenitore della causa della libera circolazione dei saperi. Peccato che dimentichino di mettere in circolo alcune notizie a loro scomode…
Consiglio la lettura di “The dark side of Google” scaricabile su www.ippolita.net

1 commento:

  1. Molto interessante questa tua ricerca su Google e l'Open Source! Secondo te è un paradosso che Google investa parte delle sue risorse sull'Open Source?

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